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Dialoghi di Pistoia | Lezioni e conferenze

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May 27, 2016 • 1h 4min

Gioele Dix legge Stefan Zweig | Novella degli scacchi | Dialoghi di Pistoia 2016

La Novella degli scacchi è il capolavoro di uno dei massimi scrittori del primo Novecento, che impersonò lo spirito cosmopolita e la fiducia in un mondo fondato sui valori intellettuali. Il racconto di straordinaria forza narrativa, scritto nel 1942, pochi mesi prima che Stefan Zweig si suicidasse in esilio, ruota su una decisiva e mortale partita a scacchi, dove la scacchiera diventa il campo di battaglia in cui le storie individuali si intrecciano alla storia collettiva. Su un transatlantico, il dott. B. e il campione mondiale di scacchi Czentovic decidono di sfidarsi. Una partita straordinariamente simbolica, metafora del confronto tra due umanità del tutto diverse: quella monolitica, meccanica e ottusa del campione contro quella sensibile, sottile e colta del dott. B. sopravvissuto alle persecuzioni solo grazie a un’ossessione: gli scacchi. L’epilogo è il riflesso dello sfacelo dell’Europa per opera del nazismo, mostro devastante privo di coscienza.
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May 27, 2016 • 56min

Massimo Recalcati | Il gioco della vita | Dialoghi di Pistoia 2016

La psicoanalisi si occupa di come una persona può entrare nel gioco della vita senza perdere contatto con il proprio desiderio. Non di meno la nevrosi è un modo per non giocare questo gioco, per mettersi in panchina, per delegare ad altri la responsabilità dell’atto. Accade ad Amleto che rovescia il destino di Edipo: mentre Edipo non sa chi è ma agisce, Amleto sa bene tutto, ma non agisce. Il gioco del desiderio è il gioco, come insegna l’isteria, di rinviare perennemente la sua soddisfazione. In questo caso il desiderio evapora nell’utopia. Ma esiste un desiderio diverso da quello esitante di Amleto e da quello utopico dell’isterica? Il gioco della vita e il gioco del desiderio, raccontato e spiegato da uno degli psicoanalisti più conosciuti e autorevoli.
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May 27, 2016 • 1h 4min

Davide Tortorella | Dal telequiz al game-show: la trama del gioco in TV | Dialoghi di Pistoia 2016

Come è cambiato il modo di giocare in TV nei sessant’anni che separano Lascia o raddoppia da Caduta libera, e cosa è cambiato nel nostro coinvolgimento di telespettatori? Per quali virtù misteriose, negli anni d’oro del quiz, un signor nessuno si trasformava di colpo in un eroe dell’arena catodica e in un idolo delle masse? Quali personaggi, oggetti e luoghi ricorrono immutabili nella cerimonia del gioco sullo schermo? Perché di questa cerimonia Mike Bongiorno è stato il sommo pontefice? Come si conciliano gioco e spettacolo? Perché se un concorrente vince onestamente fa spettacolo ma se vince barando ne fa di più? E se a barare sono gli autori? Esistono dei modi “legali” di truccare una partita? Ma soprattutto: come si inventa una buona domanda? Un pezzo di storia della televisione, dal telequiz al game-show, e una carrellata di sequenze memorabili, per raccontare con “allegriaaa” il più speciale dei giochi: quello di far giocare gli altri.
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May 27, 2016 • 53min

Pier Aldo Rovatti | Mettersi in gioco | Dialoghi di Pistoia 2016

Cosa vuol dire “mettersi in gioco”, oggi, in una scena sociale caratterizzata dall’idea o dall’ideologia della competizione? Pier Aldo Rovatti prova a rintracciare l’aspetto positivo della questione, al di là degli equivoci che solleva. Il gioco non è riducibile alla competizione, anzi potrebbe essere una contromanovra rispetto a questo imperativo sociale: non c’è gioco senza il piacere di giocare, senza la capacità di far fronte al caso, e saper giocare significa anche attraversare il rischio e la perdita. In un senso più specificamente filosofico, il gioco dovrebbe essere un’esperienza di attenuazione dell’egoismo individualistico e della pretesa di possedere la verità, poiché non c’è vero gioco che non sia anche un saper essere giocati, una capacità di mettere in gioco la propria soggettività. L’esempio, tra i molti possibili, è quello dell’assenza del gioco nelle pratiche dell’insegnare e dell’imparare che prevalgono attualmente nella scuola italiana.
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May 24, 2015 • 23min

Alessandro Mendini | La casa emozionale | Dialoghi di Pistoia 2015

Le definizioni dell’arredo oscillano fra due limiti estremi, come il moto di un pendolo. A un estremo c’è la casa intesa esclusivamente nella sua funzione, come freddo strumento d’uso. All’altro estremo c’è la casa come espressione poetica, come sentimento, come spazio psichico. Tecnologia contro emozione? Industria contro artigianato? In realtà esistono infinite interpretazioni dell’arredo e infiniti atteggiamenti. L’emozione che una casa può contenere è inversamente proporzionale alla complessità del suo uso: più è tecnologica meno ci sarà possibilità di libera espressione dello spirito. Per divenire il palcoscenico della vita privata, la casa va letta anche per via psicanalitica. Più l’oggetto ha un uso elementare e semplice meno vincoli avrà l’estetica della sua forma. In questo punto limite del pendolo, “la casa emozionale” si avvicina ai linguaggi, ai materiali, ai colori, ai simboli, ai territori dell’arte, della psiche e dell’antropologia.
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May 24, 2015 • 1h 8min

Daniel Miller | Interni domestici: off-line e on-line | Dialoghi di Pistoia 2015

Molti di noi trasformano un luogo astratto o un edificio nella propria casa attraverso un progetto di arredamento e di decorazione. Si tratta di un processo dinamico e in un certo senso agiamo tutti come dei curatori di musei. L’importanza profonda degli arredi e degli oggetti è spiegata dal modo in cui li usiamo, ad esempio dopo la morte di un congiunto per aiutarci a elaborare il lutto. Ma gli oggetti svolgono al meglio il loro ruolo di donarci comfort e benessere quando non li “vediamo” o non ce ne rendiamo conto. In questi ultimi anni abbiamo assistito a una forte migrazione verso la vita on-line e la tesi di Daniel Miller è che le tecnologie on-line, fra cui i social media, non si limitano a collegare persone o luoghi, ma sono diventate esse stesse dei luoghi dove vivere. E lo dimostra facendo alcuni esempi del modo in cui trasformiamo quei luoghi on-line nelle nostre nuove case, attraverso un analogo processo di decorazione e arredamento on-line.
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May 24, 2015 • 1h 1min

Vinicio Capossela e Marco Aime | “Allungati la strada e tornatene a casa”. L'eterno ritorno tra mito e racconto | Dialoghi di Pistoia 2015

Vinicio Capossela ha inseguito il mito, ha inseguito il racconto omerico, ha inseguito le voci che vengono da dove la Storia cede all’eternità delle storie. Lo ha fatto con la sua musica e lo ha fatto con la scrittura narrativa. Non ha mai smesso di raccontare le distese immaginarie di un paese che sta fra le pianure assetate del west americano e le terre dell’osso appenninico. Sperimentatore di linguaggi, poeta della notte, dionisiaco evocatore di riti ancestrali, narratore orale prestato alla scrittura, ora in un dialogo antropologico con Marco Aime ci invita a seguirlo nella terra dei padri, in un mondo antico che si è perso tra le pieghe della modernità. Come ogni buon antropologo, anche Vinicio, ha percorso la strada più lunga per tornare a casa.
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May 24, 2015 • 38min

Adriano Favole | Punti d’approdo: sull’abitare molteplice | Dialoghi di Pistoia 2015

Dai tronchi degli alberi si ricavano i pali delle capanne, ma anche le imbarcazioni. Essere allo stesso tempo radicati e in viaggio, praticare forme di “cosmopolitismo indigeno”: gli abitanti dell’Oceania hanno saputo conciliare queste apparenti contraddizioni. Nell’epoca pre-coloniale, le rotte oceaniche erano costellate di punti di approdo, isole in cui si aveva diritto a essere accolti e nutriti come ospiti, e oggi le nuove città (Port Vila a Vanuatu, Nouméa in Nuova Caledonia) sono punti di approdo di comunità isolane disperse: nelle case di città trovano ospitalità parenti, vicini, in cerca di cure negli ospedali, formazione nelle scuole, svago nei centri commerciali. Nuove o tradizionali, le case in Oceania mantengono anche oggi un carattere molteplice: la casa è un itinerario, più che un luogo. Cosa ci insegnano queste forme dell’abitare molteplice oceaniano sui nomadismi che contraddistinguono lo stile di vita dell’Occidente contemporaneo?
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May 24, 2015 • 1h 1min

Felice Cimatti | Fra quattro mura o in una tana: uomini e animali | Dialoghi di Pistoia 2015

Abbiamo così poca fantasia che crediamo che gli animali vivano così come viviamo noi, in appartamenti, case, ville, roulotte, tende e così via. L’animale umano, a parte forse i pochi gruppi di nomadi ancora esistenti sulla terra, costruisce per sé un riparo protetto, possibilmente chiuso, stabile, magari in pietra: la sua casa. Casa e proprietà privata sono concetti che si sviluppano e vanno insieme. L’animale umano vive in casa, gli altri animali no, e infatti non conoscono nemmeno la proprietà privata. La tana della volpe non è l’analogo della casa dell’uomo, così come il termitaio non è un condominio, né il nido delle rondini è un attico. Felice Cimatti in questa conferenza spiegherà quali sono le differenze fra le diverse forme di vita animali in rapporto alla necessità di una casa, di un rifugio o di una tana. E se c’è qualcosa che una talpa può insegnarci.
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May 24, 2015 • 51min

Giuseppe Civitarese e Sara Boffito | Intime stanze. La casa della psicoanalisi | Dialoghi di Pistoia 2015

Evento spostato in Piazza dello Spirito Santo   Quella della casa è un’immagine centrale nei sogni e nelle rappresentazioni delle nostre esistenze, tanto importante proprio perché ha a che fare con i bisogni primari e identitari dell’essere umano: di radicamento, di appartenenza, di contenimento. Già per Freud “la casa è una sostituzione del ventre materno, della prima dimora cui con ogni probabilità l’uomo non cessa di anelare, giacché in essa egli si sentiva al sicuro e a proprio agio”. È lo spazio dell’intimità, del privato; ma è proprio all’interno del “luogo sicuro” per antonomasia che, dietro la facciata, si annidano l’arcano e l’ignoto. Attraverso la lente della psicoanalisi contemporanea un’esplorazione delle stanze più segrete della casa della mente. Trasgredendo il monito “Non aprite quella porta!” per accedere: dalle cucine alla stanza dei giochi, dalla nursery al ripostiglio, dalle cantine alle soffitte del nostro Sé. Intime stanze che tutte prendono vita nella stanza dell’analista.

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