In un momento cruciale per la politica giapponese e per gli equilibri commerciali globali, Tokyo si trova stretta tra le minacce tariffarie di Washington – che ha annunciato nuovi dazi al 25% a partire dal 1° agosto – l’inflazione interna e un delicato gioco di equilibrio tra economia, agricoltura e difesa. Con le elezioni dietro l’angolo (il 20 luglio i giapponesi saranno chiamati a scegliere metà dei parlamentari che siedono nella Camera alta della Dieta) e i prezzi del riso alle stelle, il governo nipponico deve decidere quanto cedere agli Stati Uniti senza perdere consensi interni. Al momento, il primo ministro Shigeru Ishiba si dice intenzionato a cercare un accordo con gli Usa «che porti benefici a entrambi i Paesi, tutelando allo stesso tempo l’interesse nazionale del Giappone». Nel frattempo, i mercati internazionali osservano con attenzione: lo yen resta al centro del carry trade globale, ma l’impennata dei prezzi rischia di far saltare i meccanismi finanziari tradizionali. Ne discutono a “Macro” Guido Alberto Casanova, ricercatore dell’Osservatorio Asia di ISPI, e Marco Masciaga, corrispondente dall’Asia del Sud del Sole 24 Ore con base a New Delhi.