Giovanni De Luna | 1968: l’anno della disobbedienza? | Dialoghi di Pistoia 2018
May 27, 2018
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Giovanni De Luna, storico esperto del '68, analizza la disobbedienza giovanile nel contesto globale. Parla di come gli eventi del '68 abbiano trasformato le generazioni, con giovani che si sono fatti portatori di una nuova forma di protesta. Discutendo delle sommosse a Praga, Parigi e Berlino, De Luna sottolinea il legame tra gioventù e contestazione delle regole del passato. Inoltre, esplora l'importanza della memoria di quegli anni e il suo impatto sulla società contemporanea.
Il '68 ha segnato un evento globale, in cui la disobbedienza giovanile ha sfidato le norme sociali e politiche tradizionali in diverse città del mondo.
La memoria collettiva del '68 è complessa, richiedendo un approccio critico che intreccia esperienze personali e analisi storica per evitare narrazioni parziali.
Deep dives
La memoria del '68: conflitti e interpretazioni
La commemorazione del '68 ha generato una vasta produzione di documenti e testimonianze, evidenziando i conflitti legati alla memoria di quell'evento. A cinquant'anni di distanza, molti protagonisti di quel periodo sono ancora vivi e offrono le loro versioni, creando un cortocircuito tra storia e memoria. La differenza tra la percezione diretta di chi ha vissuto quei momenti e l'analisi storica può portare a conflitti, poiché le memorie individuali possono discostarsi notevolmente da altro. Per affrontare questo groviglio, è importante intrecciare memoria e storia attraverso un approccio critico e documentato, evitando narrazioni parziali o autoriferite.
Il '68 come evento globale
Il '68 è definito come un evento globale che ha avuto un impatto su diverse città e paesi contemporaneamente, come Praga, Parigi, Berlino e Berkeley. La sua spazialità trascende i confini nazionali, riflettendo una connessione tra le esperienze di giovani in tutto il mondo. Discutere il '68 richiede un approccio che comprenda non solo gli aspetti politici, ma anche le emozioni e le aspirazioni di quelle generazioni. Questa complessità richiede l'uso di fonti eterogenee, tra cui testimonianze, film e fotografie che offrono prospettive diverse sul movimento.
Disobbedienza e giovinezza come temi centrali
La disobbedienza emerge come un tratto comune tra i giovani del '68, che rifiutavano lo stato di cose esistenti e cercavano di ridefinire le regole sociali e politiche. Questo rifiuto si manifestava non solo in ambito politico ma anche in ambito familiare, con una contestazione delle regole patriarcali tradizionali. La giovinezza rappresentava un'epoca di idealismo e di ribellione, dove gli attivisti si identificavano con messaggi di cambiamento e innovazione. Tuttavia, tale disobbedienza era accompagnata da una consapevolezza che imponeva di affrontare le conseguenze delle proprie azioni.
La sfida tra desideri e realtà
Il passaggio dall'attenzione ai bisogni materiali ai desideri individuali caratterizza la dinamicità del '68, indicando che la soddisfazione dei desideri diventa centrale in un nuovo contesto sociale. Sebbene la ricerca di un'identità giovanile e di autonomia si intensifichi, queste aspirazioni portano con sé anche tensioni e contraddizioni, come il conflitto tra frugalità e consumismo. La ricerca di alternative a vecchie regole non ha sempre trovato un corrispettivo concreto, sfociando in una certa disillusione. Questo insieme di esperienze e ideali ha posto le basi per una trasformazione culturale duratura, evidenziando l'intersezione tra impegno politico e individualismo.
1.
La disobbedienza e la memoria del '68 tra storia e presente
Fu dal ’68 in poi che il mondo imparò a convivere con gli “eventi globali”, episodi la cui portata politica non poteva restare confinata all’interno di un singolo Stato e che interagirono direttamente con l’esistenza collettiva di miliardi di uomini, su tutto il pianeta. Praga, Parigi, Roma, Berlino, Pechino, Washington: indipendentemente dal regime politico, nel 1968 la “contestazione” sembrò travolgere culture, istituzioni, modelli di società in una rivolta diffusa e generalizzata. L’ipotesi storiografica che ci consente di interpretare efficacemente questi eventi è strettamente legata all’elemento generazionale. Ovunque i protagonisti furono i giovani: diventati nel dopoguerra produttori, consumatori, elettori, con il ’68 diventarono militanti. E a unificare la protesta giovanile ci fu la disobbedienza, lo scontro con regole che appartenevano al passato. Giovinezza e disobbedienza: questo il binomio su cui fondare oggi la lettura storica di quel movimento.
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