Fu dal ’68 in poi che il mondo imparò a convivere con gli “eventi globali”, episodi la cui portata politica non poteva restare confinata all’interno di un singolo Stato e che interagirono direttamente con l’esistenza collettiva di miliardi di uomini, su tutto il pianeta. Praga, Parigi, Roma, Berlino, Pechino, Washington: indipendentemente dal regime politico, nel 1968 la “contestazione” sembrò travolgere culture, istituzioni, modelli di società in una rivolta diffusa e generalizzata. L’ipotesi storiografica che ci consente di interpretare efficacemente questi eventi è strettamente legata all’elemento generazionale. Ovunque i protagonisti furono i giovani: diventati nel dopoguerra produttori, consumatori, elettori, con il ’68 diventarono militanti. E a unificare la protesta giovanile ci fu la disobbedienza, lo scontro con regole che appartenevano al passato. Giovinezza e disobbedienza: questo il binomio su cui fondare oggi la lettura storica di quel movimento.