Dopo quarant’anni di equilibrio costruito attorno a un solo uomo, l’Iran vacilla. La salute del leader supremo Ali Khamenei, 86 anni, riflette la stanchezza di un potere che invecchia e si irrigidisce. Tutto mentre il Paese affronta le conseguenze di una guerra lampo a giugno, dodici giorni che hanno rivelato la vulnerabilità militare e politica di Teheran. La tregua del 10 ottobre, mediata dagli Stati Uniti, non è solo un cessate il fuoco tra Israele e Hamas, ma anche un banco di prova per l’Iran. La “pace di Trump” impone una scelta: aprirsi a una stabilità negoziata o rientrare nell’isolamento. Intanto lo snapback delle sanzioni Onu ha riattivato divieti su armi e finanza, aggravando inflazione e tensioni social nel Paese. Le proteste tornano, le periferie si accendono, la promessa di resistenza non basta più. Ne discutono a Macro Pejman Abdolmohammadi, Visiting Professor University of Berkeley, e Nicola Pedde, Direttore Institute for Global Studies.


