Nel cuore di Asunción, una prigione femminile racconta storie di sofferenza e resilienza. Attraverso una chatbot di nome Eva, si esplora la vita delle donne detenute, spesso vittime di povertà e di scelte disperate. La tecnologia diventa strumento di empatia, mettendo in luce la necessità di riforme per coloro incarcerate per reati minori legati alla droga. Un viaggio affascinante nelle storie invisibili che meritano voce e attenzione.
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Quick takeaways
Il progetto EVA, creato da Juliana Quintana, utilizza una chatbot per far comprendere le storie delle donne detenute nel carcere di El Buen Pastor.
La maggior parte delle donne incarcerate affronta pene per reati legati al traffico di droga, spesso per necessità economiche e vulnerabilità sociale.
Deep dives
La storia di Eva e il traffico di droga
Una donna di nome Eva è in attesa di giudizio dopo essere stata arrestata con una valigia piena di cocaina, rappresentando un fenomeno diffuso tra le donne povere del Paraguay, spesso ingaggiate per trasportare sostanze stupefacenti in cambio di denaro. La maggior parte delle detenute nel carcere di El Buen Pastor affronta pene per reati legati al traffico di droga, essendo individui vulnerabili che accettano di spostare carichi per necessità economiche. Eva rappresenta uno degli oltre 400 casi simili, molte delle quali sono madri single o vedove, costrette a prendere decisioni disperate per supportare le proprie famiglie. Questo scenario evidenzia come, nella piramide del narcotraffico, queste donne siano gli ultimi anelli, subendo le conseguenze di una guerra alla droga che raramente considera le loro storie e le loro sfide quotidiane.
Il progetto EVA e l'uso della tecnologia
Il progetto EVA è stato creato da Juliana Quintana, che ha intervistato Eva per comprendere la sua esperienza e ha organizzato le informazioni in un sistema che ha reso possibile interagire con una chatbot a sua immagine. Utilizzando l'intelligenza artificiale sviluppata da Sebastian Hacer, il chatbot replica la vita di Eva e risponde a domande degli utenti, permettendo loro di empatizzare con la sua situazione. Questo approccio innovativo ha l'obiettivo di sensibilizzare sull'impatto della guerra alla droga sulle vite delle donne, affrontando il tema delle loro prigioni e della loro condizione. Il progetto ha già suscitato attenzione politica, portando a proposte di riforme per tutelare le donne incarcerate per reati minori legati alla droga, riconoscendo il loro ruolo come vittime nel contesto più ampio del traffico di sostanze.
1.
La chatbot Eva: una voce per le detenute in Paraguay
El Buen Pastor era un convento nel mezzo di Asunción, la capitale del Paraguay. Oggi è una prigione femminile: la maggioranza delle donne detenute sconta pene per reati legati al traffico di droga, spesso per aver accettato di custodire o trasportare la droga di qualcun altro in cambio di soldi. Per raccontare le loro storie, la loro vita, per empatizzare e informarsi sulle loro condizioni in carcere, una giornalista ha creato una chatbot, Eva.
Gli inserti audio di questa puntata sono tratti da: video “Recorrido por el Buen Pastor Otra cárcel con superpoblación" pubblicato sul canale Youtube ABC TV Paraguay il 13 dicembre 2013.