L’evoluzione umana è una grande narrazione che spesso ci ha affascinato con le sue illusioni di progresso, linearità, necessità. L’errore più pericoloso è il senno di poi: ricostruire il passato per giustificare il presente, come se fosse l’unico possibile. Oggi la narrazione è cambiata radicalmente, grazie a nuove e sorprendenti evidenze scientifiche. Abbiamo imparato a raccontare il nostro passato in termini di diversità, contingenza, ramificazioni plurali, migrazioni. La nostra specie non era affatto la predestinata. Ha convissuto fino a poche decine di migliaia di anni fa con altre forme umane e poi ha prevalso per ragioni ancora da definire. Siamo una specie creativa e invasiva, al contempo. Superare la narrazione del progresso significa ripensare anche il modo in cui concepiamo la diversità umana attuale. Ma perché la mente umana ha questa forte predisposizione per le narrazioni? E se il nostro tardivo e contingente successo evolutivo dipendesse in qualche modo anche dalla nostra attitudine a raccontare storie?