Le definizioni dell’arredo oscillano fra due limiti estremi, come il moto di un pendolo. A un estremo c’è la casa intesa esclusivamente nella sua funzione, come freddo strumento d’uso. All’altro estremo c’è la casa come espressione poetica, come sentimento, come spazio psichico. Tecnologia contro emozione? Industria contro artigianato? In realtà esistono infinite interpretazioni dell’arredo e infiniti atteggiamenti. L’emozione che una casa può contenere è inversamente proporzionale alla complessità del suo uso: più è tecnologica meno ci sarà possibilità di libera espressione dello spirito. Per divenire il palcoscenico della vita privata, la casa va letta anche per via psicanalitica. Più l’oggetto ha un uso elementare e semplice meno vincoli avrà l’estetica della sua forma. In questo punto limite del pendolo, “la casa emozionale” si avvicina ai linguaggi, ai materiali, ai colori, ai simboli, ai territori dell’arte, della psiche e dell’antropologia.
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