Raccontare il coraggio e la solitudine. Nella sua vita, sicuramente fatta di solitudine e coraggio, Roberto Saviano ha scelto ora di narrare la vita di Giovanni Falcone, ucciso nel 1992, quando lo scrittore aveva 13 anni. “Ricordo i titoli dei giornali, la sensazione terribile che il male non potesse che prevalere. Fin da quando ero ragazzo mi sono occupato di questa vicenda, ho letto i libri e studiato gli atti dei processi, in particolare del ‘Maxi’ – loro lo chiamavano così – il Maxiprocesso a Cosa nostra che Falcone e gli altri magistrati del pool hanno istruito. Quando ho deciso di provare a raccontare di lui, di tutti loro, la quantità di informazioni che avevo nella mente era enorme, allora ho capito che la sola chiave per selezionare non era nella mente, ma nel cuore: ho scelto un filo conduttore, il solo possibile, quello del coraggio.”