“Resistere” è un verbo con una storia molto antica; indica una situazione per cui “si sta fermi e saldi contro una forza che si oppone, senza lasciarsi abbattere”. “Resilienza” è più recente, risale al Settecento e significa “capacità di un materiale di resistere agli urti senza spezzarsi”. Tuttavia la sua apparizione nel dibattito attuale (nel web sono migliaia i siti e gli articoli connessi al termine resilience) è merito degli psicologi. Emmy Werner lo usò per la prima volta nel ’55 studiando 698 neonati dell’isola Kauai nelle Hawaii nell’arco di trent’anni. Secondo la psicologia tradizionale molti di loro avrebbero presentato in futuro situazioni di disagio psichico, per via delle condizioni delle famiglie d’origine. Invece 72 erano riusciti a migliorare le loro condizioni, raggiungendo un livello di vita buono. Merito della loro resilienza. Non si tratta solo di resistere o di saltare indietro, ma di realizzare un atto creativo: fare del meno un più.
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