Viviamo in un’epoca di muri: fisici, giuridici, religiosi, culturali. Al di qua del muro ci siamo Noi. Pensiamo: Noi chi? Noi quali? E quali Altri? Perché e al di là c’è sempre l’Altro, il “diverso”. Ma l’Altro, è un volto che ci interroga, che ci chiede: “Mi riconosci?” Negando, ci priviamo della possibilità di capire che spesso Noi, siamo semplicemente dei Non-altri o meglio dei Noi-Altri. Volgere lo sguardo verso l’Altro, riconoscerlo, è questo il primo gesto che porta a una possibile narrazione della convivenza. Spesso la costruzione della diversità nasce dall’opposizione visibile/invisibile perché ogni sguardo nasce da un punto di vista, ha un’angolazione particolare, non osserviamo il mondo con occhi neutri. Una scrittrice e un antropologo dialogano sull’importanza dello spostare il nostro punto di vista. Proviamo a costruire una nuova narrazione, fondata sul dialogo e sul riconoscimento, che pensi in termini più ampi e nuovi l’idea di Noi.