Dai tronchi degli alberi si ricavano i pali delle capanne, ma anche le imbarcazioni. Essere allo stesso tempo radicati e in viaggio, praticare forme di “cosmopolitismo indigeno”: gli abitanti dell’Oceania hanno saputo conciliare queste apparenti contraddizioni. Nell’epoca pre-coloniale, le rotte oceaniche erano costellate di punti di approdo, isole in cui si aveva diritto a essere accolti e nutriti come ospiti, e oggi le nuove città (Port Vila a Vanuatu, Nouméa in Nuova Caledonia) sono punti di approdo di comunità isolane disperse: nelle case di città trovano ospitalità parenti, vicini, in cerca di cure negli ospedali, formazione nelle scuole, svago nei centri commerciali. Nuove o tradizionali, le case in Oceania mantengono anche oggi un carattere molteplice: la casa è un itinerario, più che un luogo. Cosa ci insegnano queste forme dell’abitare molteplice oceaniano sui nomadismi che contraddistinguono lo stile di vita dell’Occidente contemporaneo?