Lo spettacolo, tratto dall’omonimo romanzo-canzone, scritto al ritmo di ballata, fascinoso e avvolgente come una storia narrata attorno al fuoco, racconta di Max e Maša e del loro amore. Si incontrano a Sarajevo e lei, «occhio tartaro e femori lunghi», donna selvaggia, splendida e inaccessibile, una sera gli canta la canzone del frutto giallo, senza sapere che contiene il loro destino. Tre anni dopo si ammala e proprio allora l’amore divampa. Da quel momento si alza un vento che muove anime e sensi, accende la musica e il verso, mescola lingue, strappa lacrime e sogni. Un’avventura che porta Max verso le sponde del Bosforo attraverso i luoghi di lei in un viaggio che è rito, scoperta e resurrezione. Le musiche di Lacosegliaz affiancano la narrazione negli stili delle aree percorse dal racconto: canti apocrifi e melodie bosniache si alternano a echi di valzer fino a sonorità mediorientali. Paolo Rumiz, il narratore; Ornella Serafini, canto; Cristina Verità, violino e canto; Daniele Furlan, clarinetto; Orietta Fossati, tastiere; Alfredo Lacosegliaz, tamburista e aggeggi.