Oggi tutto è considerato cultura, tanto il sapere quanto il fare esperienza, leggere libri e produrre vini, frequentare biblioteche e fiere del cioccolato. Forse è impossibile definire la parola cultura. Ma, curiosamente, un’idea precisa e forte sopravvive, visto che l’espressione “persona colta” vuole ancora dire qualcosa. Che cosa? È colto chi sa pensare, chi ha esperienza in un certo ambito, o chi sa chi è Torquato Accetto? Chi va ai festival letterari, o chi sta a casa a leggere Lévi-Strauss, Musil e Proust? E la scuola, oggi, vuole formare “persone colte”? Considerando le parole della “nuova” scuola, sembrerebbe mirare ad altro: percorsi formativi, piano per la scuola digitale, certificazione delle competenze, alternanza scuola-lavoro; e ancora: cittadinanza, inclusione, apertura al territorio, innovazione… Termini come questi hanno a che fare con un’idea di “cultura”? Quale? Che cosa vogliamo salvare o buttare, e in nome di quale modernità?