Il gratuito è una largizione di bene socialmente utile? Se lo chiedessimo, tutti o quasi risponderebbero che certamente lo è. Se non lo fosse non apporterebbe alcun bene: risulterebbe perciò irrilevante o, peggio, esibizionista e futile. L’utile, dunque, non contraddice di necessità il gratuito, ma, seppure non vi coincida, è ad esso congruo. Questa semplice constatazione mette in discussione il luogo comune che oppone utilità a gratuità. Di più, infrange quella retorica del dono che pateticamente lo equipara a una sorta d’inevitabile spoliazione. Al contrario, non si può intendere la natura e la grandezza del dono se non si chiarisce l’ordine e il valore dell’utilità rispetto al bene. Ma ciò esige una definizione dell’utile che, lungi da quel che comunemente si crede, non coincide con la ricerca di vantaggi personali, ma con la disposizione a operare senza contropartita per l’utile comune e perciò per il bene di tutti. Si chiama, per dirla con Spinoza, generosità.