Sulla lingua italiana hanno avuto corso due opposte e false convinzioni. Da una parte, sulla scia del patriottismo risorgimentale e della sua spinta unitaria, si sono trascurate la ricchezza e la varietà del patrimonio dialettale e dell'uso del dialetto nella comunicazione quotidiana. Dall'altra, si è ridotto l'italiano a lingua della ristrettissima élite dei letterati, mentre la ricerca dell'ultimo ventennio ha portato alla luce indizi che modificano radicalmente il quadro. Dall'italiano come lingua delle scritture diplomatiche all'ingente mole delle scritture popolari, soprattutto epistolari, fino alle testimonianze di un parlato condiviso, o almeno compreso dalle masse illetterate, in particolare ad opera della Chiesa cattolica. Luca Serianni, uno dei più importanti linguisti e filologi italiani, ci propone un'affascinante analisi storica di cosa significhi per un popolo condividere una lingua e quale sia stato il percorso di questa condivisione linguistica.
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