Sono sempre più numerosi gli artisti che rinnovano il rapporto con la natura cercando non solo e non tanto di ritrarla, ma di usarla, sollecitarla, chiamarla in causa come parte della vitalità stessa dell’opera. Philippe Parreno ha usato una colonia di microorganismi per dettare il ritmo dello spostamento di enormi pannelli alla Tate Modern di Londra. Joan Jonas è entrata dentro l’oceano, nonostante i suoi ottant’anni, per danzare con lui e compenetrarsi in una coreografia marina come parte di un paesaggio inatteso. Pierre Huyghe ha scelto come parte del suo linguaggio e come collaboratori per costruire le sue opere cani, api, cellule: da quando, negli anni Settanta Joseph Beuys propose che l’artista dovesse porre la “Difesa della natura” come suo principale obiettivo, in concomitanza con le emergenze climatiche ed ecologiche che turbano il nostro ambiente. Sempre più artisti ci inducono a partecipare non solo dei problemi della natura stessa, ma anche della gioia e della vitalità che essa tutt’ora sa comunicare.
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