A tavola siamo tutti mescolati almeno da qualche millennio. Lo dimostra la storia delle culture e delle colture mediterranee, alimentata da continui scambi di piante, semi, tecniche, ricette e manufatti tra le diverse sponde del Mare nostrum. Dalle pentole di Pantelleria ai vini di Samo, dai mandarini di Tangeri al miele ibleo, dalla parmigiana di melanzane alla pasta. In realtà la storia, interrogata senza campanilismi e senza localismi, ci dice che l’autoctonia è un mito sia sul piano etnico sia su quello enogastronomico, e la gastronomia è frutto di migrazioni, mescolanze e prestiti. In questo scenario la dieta mediterranea o il “mediterranean way of life” rappresenta una ricetta per vivere insieme, fatta non solo di cibi buoni e sani, ma anche e soprattutto di valori etici e sociali, di modelli di convivialità, educazione alla sostenibilità, di propensione allo scambio e disponibilità all’integrazione. Insomma è la prova generale dell’umanità di domani.
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