Il cammino è uno dei momenti topici della riflessione e della scrittura in cui l’immaginazione si scatena, il pensiero si sincronizza con i battiti del cuore, il respiro e il passo danno vita nella mente a una prosa ritmata. Il cammino permette di intercettare immagini, suoni, odori, persone: cioè vita. Lo scrittore, per Paolo Rumiz, è dunque un trovatore, un cacciatore che non sa mai in cosa si imbatterà prima di partire, può solo camminare e cercare. Perché proprio durante il cammino si crea nella sua mente la fusione di sogno, memoria, impressioni. La vita dello scrittore è perciò una sorta di “pendolarismo talmudico” fra il momento nomadico, in cui esce dalla propria tana in cerca della preda, e il momento del ritorno a casa, in cui si rifugia al sicuro, raduna ciò che ha raccolto, per passare alla rielaborazione. La creatività infatti non nasce mai dal troppo, ma arriva attraverso il silenzio, ed è in quei momenti di libertà che lo scrittore si lascia riempire da qualcosa, lascia che le parole lo attraversino come il vento.