I nonluoghi sono quegli spazi dell’anonimato sempre più numerosi e frequentati in tutto il mondo (supermercati, stazioni, aeroporti ecc.), codificati per la prima volta vent’anni fa, da Marc Augé, in maniera così geniale da essere entrati nel nostro linguaggio e nel modo di descrivere le nostre esistenze. Qual è la situazione dopo un ventennio, che ha fatto della globalizzazione la sua bandiera? Gli architetti oggi hanno due strade. Alcuni si occupano dell’urgenza di alloggi, della necessità di costruire o di ricostruire. Altri affrontano gli spazi dedicati alla comunicazione e al consumo, i nonluoghi, che compongono i paesaggi dominanti del nostro nuovo mondo, immaginati come uno spazio comune, dove né il tempo né la bellezza, sono assenti dalla loro storia. Oggi noi cerchiamo quotidianamente di creare nuovi luoghi e nuovi legami, ma il contesto, che è sempre più globale, si mostra attraverso i nonluoghi, cioè gli spazi della comunicazione. Traduzione Marina Astrologo.
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