La criminologia è stata definita la “scienza del male”. Ma come si fa a convivere con il male? E quali spiegazioni si possono dare sia per i delitti che più ci turbano – i figlicidi materni, per esempio, o le gesta efferate dei serial killer – sia per quelli più “normali”, dalla microcriminalità dei disperati ai crimini dei “colletti bianchi”? I delitti più efferati si possono considerare eccezioni, mentre rimane una domanda inquietante anche per un criminologo “di lungo corso”: perché interi popoli o comunque centinaia di migliaia di persone comuni possono rendersi responsabili di massacri e poi tornare alle loro vite come se nulla fosse?
La risposta si può trovare soprattutto analizzando il nazismo, inteso come matrice di tutti gli “altrismi”, cioè i pregiudizi verso chi si considera “diverso”. Da qui deriva l’interpretazione che vede nella diversità la causa anche del delitto: la criminologia dei diversi, appunto, che studia i crimini dei normali.