Se il calcio è oggetto di un’infatuazione pressoché universale, non è soltanto in virtù delle sue qualità drammatiche ed estetiche, ma anche perché rispecchia in modo coerente il mondo contemporaneo proponendone una brutale caricatura. Per giungere al successo, sul campo di calcio come nella vita, occorre infatti conciliare meriti individuali, solidarietà collettiva, fortuna, un minimo di furfanteria – saper trattenere un avversario per la maglia quando occorre – e il favore della giustizia, quella dell’arbitro. Inoltre questo sport di squadra supporta l’affermazione delle identità collettive, degli antagonismi locali, regionali e nazionali. Gettando un ponte fra il singolare e l’universale, questo “gioco profondo” (si riferisce a Deep play, titolo di un noto saggio di Clifford Geertz) incarna dunque i valori generali che plasmano la nostra epoca, ma anche le identità, reali e immaginarie, delle collettività che si affrontano. Traduzione Marina Astrologo.