La nostra mente è abituata a considerare i cambiamenti della realtà come continui e graduali. Come reversibili. La possibilità che in passato delle specie siano scomparse dal pianeta, per esempio, venne inizialmente accettata a fatica dagli scienziati, sebbene oggi ci sembri ovvia. Le crisi degli ultimi anni ci ricordano tuttavia con insistenza che le situazioni possono precipitare da un momento all’altro, scenari nuovi e imprevisti presentarsi a noi senza che fossero minimamente contemplati. Vale anche per la natura. Il clima, la biodiversità, la nostra stessa esistenza come specie: forse esistono dei punti di rottura che non vediamo, e che non vedremo fino a quando sarà troppo tardi. E, forse, l’epoca che viviamo segna proprio la fine del nostro procedere per gradi. Anche per questo l’Apocalisse è ormai un’idea di moda. Ma la nostra psiche è davvero in grado di contemplarla? Le scienze di descriverla e la letteratura di raccontarla? Dalle esplosioni atomiche fino alle fughe moderne verso luoghi di improbabile salvezza, come la Tasmania, passando per le «primavere silenziose» e il collasso degli ecosistemi: una riflessione sulle nostre inquietudini nel tempo dell'impensabile. Chiude i Dialoghi 2023 l’intervento dello scrittore e fisico Paolo Giordano.
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