Vinicio Capossela ha inseguito il mito, ha inseguito il racconto omerico, ha inseguito le voci che vengono da dove la Storia cede all’eternità delle storie. Lo ha fatto con la sua musica e lo ha fatto con la scrittura narrativa. Non ha mai smesso di raccontare le distese immaginarie di un paese che sta fra le pianure assetate del west americano e le terre dell’osso appenninico. Sperimentatore di linguaggi, poeta della notte, dionisiaco evocatore di riti ancestrali, narratore orale prestato alla scrittura, ora in un dialogo antropologico con Marco Aime ci invita a seguirlo nella terra dei padri, in un mondo antico che si è perso tra le pieghe della modernità. Come ogni buon antropologo, anche Vinicio, ha percorso la strada più lunga per tornare a casa.