Gli uomini sono gli abitanti della terra. Ma, fin dall’inizio della nostra avventura, abbiamo cercato, scelto dove e come abitare la terra. Da nomadi cacciatori, soprattutto ripari, caverne. Da coltivatori stanziali le nuove abitudini ci hanno spinto a costruire le abitazioni: case tana, case capanna. Tante capanne, un villaggio, e poi le città, le megalopoli. Maniere sempre diverse di essere uomini, di stare insieme. In tempi recenti l’esplosione demografica e l’industrializzazione hanno fatto sì che altri costruissero per noi le case, le città, e spesso accade che le nostre abitazioni non ci assomiglino più. Peggio, le sentiamo estranee, persino nemiche.
Forse è diventato impossibile raccontare la vita alienata delle periferie, perché quelle strutture erano state costruite non per viverci, ma per essere fotografate e pubblicate nelle riviste di architettura. Anche le nostre abitazioni, anche noi abitanti, stiamo rischiando di trasformarci in immagini?