Sempre più soli e chiusi in noi stessi viviamo l’amicizia come una questione privata, intima, che ci unisce solo a chi “ci somiglia” e non ha niente a che fare con la politica. Abbiamo dimenticato la lezione di Platone e Aristotele sulla philia che è “messa in pratica del bene” e condizione perché si dia una vera polis, intesa come lo spazio di coesistenza con chi è diverso da noi. Coltiviamo invece il mito dell’identità personale – da qui il dilagare del narcisismo – e collettiva – da qui l’ascesa dei sovranismi, dei muri e del mito della frontiera chiusa – in una società atomizzata e altamente competitiva dove gli altri sono ridotti a presenze minacciose, avversari o spettatori delle nostre performance. Il filosofo Pietro Del Soldà ci invita a riscoprire l’amicizia come essenza dell’umano, il primo passo per imparare a convivere con le differenze e a non distruggere la terra fragile di cui siamo figli.