Nel 1952, nel discorso pronunciato all’inaugurazione dell’Unité d’Habitation di Marsiglia, Le Corbusier ricordò come il suo interesse per il tema della casa rimontasse alla sua visita alla Certosa di Ema a Firenze nel 1907 quando, appena ventenne, compì il suo primo viaggio di studi in Italia. L’organizzazione spaziale del monastero e della vita dei monaci divenne per Le Corbusier il punto di partenza della sua ricerca e il riferimento per tutti i suoi progetti di abitazioni. Lo studio della cellula d’abitazione, la machine à habiter, diverrà parte integrante di un discorso più ampio sulla necessità che il riparo dell’uomo moderno fosse in sintonia con la natura – quindi sole, spazio, verde – e che l’architettura dovesse salvaguardare la libertà dell’individuo fornendo allo stesso tempo servizi collettivi. E l’Unité d’Habitation fu la realizzazione esemplare di quest’idea. A cinquant’anni dalla sua scomparsa la lezione del maestro dell’architettura moderna.
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