I due più importanti viaggiatori del periodo medievale, il mercante veneziano Marco Polo e il giurista maghrebino Ibn Battuta, realizzarono a distanza di cinquant’anni (1271-1295 Marco Polo e 1325-1353 Ibn Battuta) due viaggi eccezionali sia per la quantità dei territori visitati sia per le singolari esperienze vissute (Marco Polo visse ben 17 anni presso la corte mongola e Ibn Battuta 12 anni presso il sultano di Delhi). Raccontati al loro ritorno in patria rispettivamente da Rustichello da Pisa ne Il Milione e Ibn Juzzay in Rihla, i due viaggi conobbero una notevole fortuna e si diffusero subito attraverso numerosi manoscritti. Cosa hanno percepito questi due viaggiatori di una realtà “terza” (la Cina e il Sud dell’Asia allora sotto il dominio dei Mongoli) ben lontana e diversa per entrambi? E come l’hanno raccontata due uomini di diversa formazione culturale e diversi interessi, che quindi hanno viaggiato, osservato e descritto con finalità e obiettivi differenti?