Nulla come il desiderio maschile oggi è considerato qualcosa di cui bisognerebbe vergognarsi. Le cronache rivelano una triste geografia, un misto tra dongiovannismo patriarcale, machismo, prepotenza o al contrario imbranamento, mancanza di responsabilità, inadeguatezza; si potrebbe dire dalla prepotenza all'impotenza. Eppure il desiderio maschile, coperto di ignominia, ha una risorsa inaspettata, proprio quella di essere moralmente proscritto, amorale, immorale, per eccellenza trasgressivo e blasfemo. Il desiderio femminile, troppo moralizzato, santificato, politicizzato, lascia il resto dello spazio alle geografie del desiderio maschile. La metafora del desiderio perso sta
nell’introvabilità del punto G, che si sta cercando negli uomini, nelle donne e in generale nella ambigua e contraddittoria geografia del queer.